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Ti sei mai fermato a pensare se l’EBITDA della tua Attività è Buono?

· 3 minuti di lettura
Carlo Camusso

In un incontro informale tra imprenditori, sparare un EBITDA alto da sicuramente molta soddisfazione ma se andiamo oltre questo veloce momento di auto celebrazione, dovresti chiederti: “sulla base di cosa posso stabilire che il mio EBITDA è Buono?” In altre parole quali sono i fattori che dobbiamo prendere in considerazione per essere realmente soddisfatti?

L’EBITDA è uno dei numeri chiave per comprendere la salute finanziaria della tua azienda. È indicatore equiparabile al tuo Margine Operativo Lordo (ricavi - costi) e in estrema sintesi indica la capacità della tua attività di generare ricchezza.

Ma è anche un indicatore che puoi utilizzare, anzi devi usare, per conoscere lo stato di salute della tua attività.

Un EBITDA insufficiente può mettere a rischio la stabilità della tua impresa impedendoti ad esempio di fare investimenti cruciali, o peggio, non riuscire a far fronte agli imprevisti. E la cosa più spaventosa è che spesso l’EBITDA positivo, potrebbe comunque non bastare per garantire la crescita e la sopravvivenza a lungo termine della tua azienda.

Quindi alla luce di tutto questo, come facciamo a sapere se un EBITDA è buono o no.

Gli approcci possibili sono tanti ma oggi ve ne presento due.

Possiamo confrontare il nostro EBITDA con dei benckmark di riferimento.

Io personalmente mi trovo d’accordo con questa generalizzazione:

  • inferiore al 10% rispetto ai ricavi non è un risultato particolarmente brillante;
  • tra 10% e 15% lo considero un risultato discreto;
  • tra 15% e 20% è un buon risultato;
  • superiore al 20% è il risultato ottimo di un’azienda potenzialmente in grado di crescere senza dover ricorrere a debiti nel breve/medio termine.

Attenzione però, queste percentuali sono indicative perché variano da settore a settore. Ad esempio, le società di distribuzione all’ingrosso hanno valori inferiori del 10% rispetto alle aziende industriali.

Mentre aziende fintech possono arrivare a percentuali decisamente più alte, in alcuni casi vertiginosamente più alte. Quindi se questo approccio ti piace, potresti prendere i bilanci dei tuoi primi 10 concorrenti e costruirti il tuo benckmark di settore.

Un secondo approccio, questa volta slegato dai benckmark di settore, è quello di valutare l’EBITDA sulla base della sua capacità di sostenere il vostro piano di crescita o alla sua capacità di sostenere eventi critici.

In entrambi gli approcci è importante ricordare che l’EBITDA preso da solo è un indicatore poco affidabile.

Suggerisco di affiancarlo sempre ad altri indicatori come ad esempio quello del Flusso di Cassa perché potresti avere anche un EBITDA del 50% ma se poi in cassa non hai liquidità (perché ad esempio i clienti non pagano o perché sei sopraffatto dai debiti) avresti una falsa percezione sulla salute del tuo business.

Quindi, la prossima volta che guardi l’EBITDA della tua azienda, non limitarti a constatarne il valore, chiediti come si posiziona rispetto ai benchmark del tuo settore o se è abbastanza per portarti li dove la tua attività merita di arrivare!

Alla prossima!
Carlo Camusso